Brussich, 1978
Rassegna stampa
   
Albino Lucatello, veneziano di origine e friulano d’adozione, è alla sua prima antologica. Ospita la rassegna la Galleria udinese del Centro Friulano Arti Plastiche, nelle cui ampie sale appunto Lucatello ha voluto “raccontare” la sua avventura pittorica. La quale comincia con alcuni disegni, datati intorno al ’50 e ascrivibili, come modi, al movimento realista. La natura esuberante di Lucatello già si ravvisa nella decisione del segno, nella solidità dell'impianto; mentre l’addensarsi del carboncino in chiazze nere fonde e intricate fa in qualche nodo presupporre quello che potrà essere lo sviluppo pittorico dell’artista veneziano. Lucatello, infatti, già nei quadri intorno al ’60 pone come elemento e come degno di maggiore attenzione proprio il colore. Che si fa colata terrosa e densa già nelle opere dedicate al Delta padano. Poi l’incontro con il Friuli: la scoperta di certi verdi brillanti, di certe tonalità limpide: Lucatello cammina a mezza via tra l’entusiasmo per un astrattismo ricchissimo di colore, e l’adesione realistica a una natura suggestiva e aperta. Ma è la prima dimensione a prevalere e per parecchio tempo Lucatello ricerca, attraverso un astrattismo dalla dinamica quasi gestuale, la sua sigla. Una sigla che il pittore trova per qualche tempo nei grandi soli dall'evidenza materica sempre più spessa e corposa. Sembra cominciare qui, all’inizio del ’70, il progressivo ritorno di Lucatello all'uomo. Attraverso l’appiattimento della materia, il recupero della pennellata larga e mossa, Lucatello si dispone ad affrontare la sintesi del volto: dapprima una metafora di dolore — il nero su di occhiaie e bocca —, poi una visione nuovamente realistica e quasi tradizionale.
La rassegna si conclude con un'affermazione di speranza e di sofferenza insieme. Il volto della vecchia "nera" pare essere la negazione di ogni aspettazione e di ogni speranza, ma la capacità e anche il coraggio - di approdare alla figura apre all’agire del pittore una virtualità infinita di possibilità e di scelte entro l’arco vastissimo — ma non lo sarà mai troppo — della forma e dell’informe.
 

dal “Messaggero Veneto”, 22 febbraio 1978

AVVENTURA PITTORICA DI ALBINO LICATELLO

di Gabriella Brussich

 

 


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