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Rizzi, 1969
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Dove sono gli informali nostrani degli anni Cinquanta? Sembrano tutti volatilizzati. Il valzer della moda li ha stornati verso lidi meno ingrati. Uno dei redivivi è Albino Lucatello, anche se per lui il termine informale può apparire improprio, trattandosi sempre (benedette etichette) di un espressionismo materico, di fondo naturalistico. Ora Lucatello, da non pochi anni trapiantato in Friuli, si presenta alla galleria “Venezia”, in Piazza San Marco, con una serie nutrita di opere quasi tutte recenti e recentissime. Indubbiamente Lucatello è uno dei pochi che a suo tempo s’è salvato dal dilagante manierismo: e ciò soprattutto per la sua aderenza ad una radice ancora paesistica. Chi non ricorda i suoi paesaggi di esasperata evidenza, ridotti all’essenziale? Oppure certe impressioni spigliate di fronde, di vegetazione, di cieli? Ora la matrice naturalistica è quasi scomparsa, sopraffatta da un gusto più raffinato, di marca appunto informale. Il colore si distende con effetti spesso scenografici (i neri sfumati del vecchio Hartung) o ritmici (il colore spremuto sulla tela in cadenzate movenze gestuali) mentre in altri quadri, che magari sono i più riusciti, si scioglie in finezze sottili di tono. Il giudizio può forse essere di perplessità, almeno per i dipinti di impianto più crudelmente materico; ma il credito all’abilità e alla sensibilità dell’artista va oltre il dettato del gusto.
 

da “Il Gazzettino”,
12 marzo 1968

LUCATELLO

di Paolo Rizzi

 

 


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