Ho aderito allinvito
di dare una breve testimonianza per Albino Lucatello, con una certa
riluttanza, lo confesso anche perché non ho troppa dimestichezza
con le lettere. Ma mè sembrato doveroso stendere queste
brevi note in omaggio allamicizia che mha legato a lui
e perché così mi viene offerta lopportunità
di esporre la mia opinione sulla forma del suo messaggio. Argomento,
questo, che ho varie volte discusso con Renzo Viezzi che così
bravamente lha presentato sul catalogo della Mostra alla Bevilacqua
La Masa di Venezia.
Premetto che questa mia chiave di lettura non sarà certamente
lunica, essendo larte, oltretutto, per se stessa ambivalente.
Albino certamente amava il Friuli ricordo una lunga passeggiata
nei dintorni di Tarcento con molte soste che mi avevano reso, allora,
alquanto
alticcio e non ho dimenticato i suoi entusiastici
commenti per il magnifico paesaggio circostante secondo me,
egli non è stato il suo cantore"
Né poteva esserlo perché, avendo una concezione della
natura intuitivamente cosmica, non aveva la vocazione a tipicizzare
i suoi temi in modi espliciti.
Il tutto era da lui sentito come pura energia: la luce, la materia
erano sono per Albino aspetti dello stesso ordine.
Solo così si possono spiegare certe soluzioni formali che
altrimenti potrebbero sembrare sconcertanti.
La massa greve, enorme dei Musi ridotta a evanescenti
modulazioni luminose.
I campi di grano smaterializzati e sospesi con diafane
velature, appena allusive.
Il verde dei prati, degli orti, la infinita gamma del verde degli
alberi, fusi in unico verde smeraldo che tutti assume.
Anche luomo, così spesso citato, è risucchiato
nel tutto; dissolto nel magma panico dellenergia vitale.
Queste grandi sintesi escludono a priori appunto ogni particolare,
ogni caratterizzazione; la friulanità.
Raggiungono, tuttavia, una grande suggestione e sono la riconferma
dellestrema fiducia di Albino Lucatello nel proprio mezzo
espressivo.
Caro Albino, il maestro di Tarcento (come Altieri era
il maestro di Capriva e maestro di Mossa
il sottoscritto).
Così, scherzosamente, ridendo, tra un bicchiere e laltro,
discorrendo di pittura e di pittori, di vino, di politica, di cucina
friulana.
Con lui ho perso un amico e un punto sicuro di riferimento. |
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TESTIMONIANZE
(dal catalogo della mostra "20 anni di pittura", Museo
d'Arte Moderna, Udine, 1988
Cesare Mocchiutti
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