Branzi, 1956
Rassegna stampa
   
"…Ad Albino Lucatello, egli viene dal realismo: e non già per una preponderanza dell’oggetto cui il pittore si sottomettesse nel descriverlo, sibbene per una volontà di possesso così piena da toccare la scoperta. Noi ricordiamo certi suoi lontani disegni che, nel vigore della sintesi, sfrondavano l’immagine per determinarla fuori dall’episodio, in una dimensione non incidentale. Era un indizio sicuro di più vasti svolgimenti. Difatti, allorché prese a dipingere, dopo un lungo alunnato grafico, la sua ricerca si svolse soprattutto da un’indagine sulla materia per scoprire quei rapporti o vincoli che potevano esistere tra di essa e l’uomo, ritenendo qui implicita anche la misura di quest’ultimo con la società e il mondo. A poco a poco il colore assunse toni drammatici, steso a spatolate violente, a grumi pesanti, aspro e sconvolto negli impasti. E l’astrazione più che nella struttura del quadro si rivelò nella materia usata a comporlo, ruvida e scabrosa, ma pervasa da una fermentante energia di vita."
  da “Il Gazzettino”,
nel 1956

di Silvio Branzi

 

 


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