|
«Bisogna sporcarsi
le mani per ripulire
la mente ma nella pittura cè tutto».
Lo diceva a ventanni e continuò
a crederci per tutta la vita. |
|
|
|
Fu un prete della sua parrocchia, i Frari,
ad accorgersi che quel bambino, per altri
versi vivacissimo, restava per lunghi, frequenti momenti assorto davanti
ai grandi quadri che singigantivano nel chiaroscuro della Basilica.
Gli mise in mano i primi libri con le riproduzioni, e lui da allora
cominciò a pensare attraverso la pittura. Letteralmente.
Il segno sulla carta,
il colore sulla tela, per lui sono la cultura
del profondo: attraverso la pittura sgorga
la storia delluomo, langoscia primitiva,
il brivido gioioso di sentirsi vivo.
Nel clima intorpidito dellIstituto dArte, quando cè
ancora guerra e odor di muffa nel ristagno della cultura autarchica,
coltiva laccanita
diffidenza, la ribellione disordinata
che diventerà il suo modo di essere
verso tutto quanto è precostituito: solo
in una rinascenza continua, per quanto
difficile e dolorosa per la mente, cè la
speranza di un cambiamento.
Non gli vengono disconosciute doti di pittore. Anzi. Ma gli contestano
lostinata autonomia della ricerca formale, lirruenza disubbidiente
del metodo in una scuola che si considera rivolta al mestiere.
Allesame di diploma gli dicono vattene allAccademia
e lo bocciano con determinazione virtuosa. |
|
|