Cè solo un modo di servirsi, e dare un senso, alla
tradizione: opporsi, rompere, negare. Capire che gli agganci non
sono quelli di ieri, che lo storicismo è una favola, che
la mente umana è uno spazio che ha dentro il passato e
il futuro.
La pittura non è mai servita a rappresentare (quello del
rappresentare è, ed è sempre stato, altra cosa,
e spesso un turlupinare) la pittura è un segno che
dice e si fa.
Uomo e mondo della stessa materia e con la stessa anima.
Homo sapiens non è chi arrogante si alza sul mondo, ma
chi conquista coscienza, e con gesto damore compenetra questa
terra di tragedia e di gioia.
Il tempo, senza cronologia e senza cronistoria, è dentro
le cose e dentro lo spazio.
Così, luomo è memoria, nuova e antica: nel
tempo, e nello spazio, cè il suo grido di dolore
e di piacere, che sono un continuo, perché anche nella
gioia più intensa cè, al fondo, lurlo
attutito dellangoscia.
La storia dellarte non è mai stata scritta, perché
si è sempre cercato là dove cera altra cosa
dellarte. Eppure capire è facile: basta aprire la
mente, sgombra del ciarpame della cultura inventata, e ricevere.
Al modo stesso in cui si riceve, ma quanto in pochi, il dire della
natura.
Pochi a ricevere, e meno ancora a dire.
Perché la mente è viziata, e violenta, fin dal suo
primo aprirsi. Io ho dipinto gli "ostacoli": sempre
gli uomini sono stati o dalluna parte o dallaltra.
Io ero, e sono, dalla parte dei più, con quelli con cui
sofferenza e miseria hanno tolto la gioia di sentirsi vivi, con
quei comunisti, ma pochi, e forse anche, non so, con quei pochissimi
cristiani di allora, e con quelle menti sparse ma accese, che
lottavano e che lottano non soltanto per la giustizia nella legge,
ma per un uomo diverso nella struttura, che non fosse né
questo né altro, che fosse uomo davvero.
Il potere annienta. I comunisti, nella struttura se non nella
forma, saltano lostacolo risucchiati dalla flaccida melma
di sempre.
Noi di qua, siamo rimasti perfino senza la speranza.
Per questo voglio staccarmi del tutto dalla pastoia nauseante,
dai falsi richiami e dallo storico inganno.
E dipingo il sole, che roteando penetra nella terra come il sentimento
di un uomo nella sua donna: con dolcezza, con serenità,
col furore del pene nella vagina. E alberi e terra e natura. E
la memoria del mondo: perché si sgretolino, fino a farsi
polvere, questi monumenti di merda, e sintravveda, se mai
è possibile, una luce nel colore del mondo. Cominciando
almeno a conquistarsi, nel silenzio individuale della propria
mente, uno spazio di coscienza, e di vita.
È chiaro che tu non ci stai!
Tra ciò che accade in noi e ciò che si svolge attorno
è sempre meno facile una mediazione, ma quandanche
ci fosse non la vorresti. Non lhai mai voluta.
Fai quello che sai molto bene: lì cè lo spazio
per il tuo rabbioso impegno, per la tua convinzione, per la tua
straripante vitalità.
Dipingere è lhumus originario del tuo essere: la
tua realtà!
È il coesistere con la terra dal principio: saperti!
Dipingere è immergere sudate mani nei liberi cespugli,
sentire tra le dita aperte la verde intensità delle foglie.
Dipingere è sapere il vino rosso prima di berlo.
ESTERNO ED INTERNO SONO LIMMAGINE E LO SPECCHI DELLIMMAGINE.
ESTERNO ED INTERNO SONO LA MEDESIMA COSA.
Renzo Viezzi