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Scritti dell'artista
Rassegna stampa

segno grafico, 1980
Scritti dell'artista
   
Artista è chi capta (cattura), usando oltre all’intelligenza tutti i suoi sensi fisici e mentali, il vivere contingente dei suoi simili, e assieme lo spazio–tempo del loro passato. È quel qualcosa di profondo che si agita singolarmente in ognuno e in tutti insieme e che ha un continuo un "inizio" e un’"ora", adesso. Artista è un essere coscienza per l’altro. Per cui non può essere disgiungersi dai grandi o piccoli problemi del suo tempo: quanto più è autentico, tanto meglio individua il discorso più vero, e lo trasmette.
L’artista non cesserà mai di essere finché esiste l’uomo. Possono cambiare forme e modi, o mode. Ma l’arte è nata con l’uomo e non ammetterla sarebbe privarlo dello strumento primo per la conoscenza di se stesso. Forse può farsi un’arte collettiva , cioè un’opera creata da più individui insieme: io non ci credo. L’artista si compenetra nel mondo dell’uomo, ma poi è solo ad ascoltare se stesso. Questa solitudine, questo essere uno dentro il tutto, non è la formula stereotipa del genio, è una verità dell’uomo che appartiene a tutti gli uomini.
Nella storia della mia pittura, l’uomo e la sua storia sono sempre dentro. Ho dipinto paesaggi, ho dipinto la terra e i "soli" e anche figure umane, ma nella terra e nei soli e negli alberi c’era sempre l’uomo perché è di queste cose che l’uomo è fatto e perché egli esiste in un continuo rapporto con la natura che lo ha generato: è, anzi, "natura". Il mistero di se stesso potrà dipanarsi soltanto in questo suo capire la natura mondo in cui è immerso.
Queste cose ho dipinto, l’acqua e gli orti lagunari e i carbonai di Venezia, e le mondine del Vercellese, e i "delta" del Polesine — e poi la terra friulana, così vibrante, e i sassi del Tagliamento e i "soli" che sembravano esservi nati dentro. Ho dipinto gli "ostacoli" (steccati che l’uomo ha costruito con le sue mani sulla terra e nella sua struttura sociale, che è mentale), e ho dipinto i volti dei friulani castigati da tragedie vecchie e recentissime. Ho tratto la convinzione che la forma può cancellare l’oggetto quando questo non serve o addirittura ostacola la trasposizione emozionale di un discorso — e viceversa può recuperarlo in un momento diverso, pur arrivando magari a una conclusione identica. Questa non è una contraddizione o incoerenza. Anzi, vuol dire possedere la forma con respiro ampio ed evitare i tranelli della cultura modaiolo. Ma in questo e in quel momento, io mi considero e voglio essere realista, concreto e presente sempre.
 

Note in occasione della mostra al “segno grafico” di Udine
8/20 marzo 1980

Albino Lucatello

 

 


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