La scuola libera del nudo
La scuola libera del nudo
   
 
Si iscrive alla Scuola Libera del Nudo, all’Accademia, ed è l’incontro con Virgilio Guidi che, membro della giuria alla mostra di fine corso, gli premia un disegno che «mi si distinse risoluto dagli altri per una vigorosa espressiva possessione dell’oggetto al limite della scoperta». È il primo importante riconoscimento di cui è orgoglioso perché in Guidi avverte un maestro; un grosso pittore e lo spessore di un autentico personaggio. Per il resto degli anni veneziani frequenterà Guidi con stima sempre invariata per cogliere dell’uomo, nella sottigliezza delle battute, nei giudizi spesso aspri e qualche volta dettati da parzialità irritata, l’umore di una pittura che ha le sue radici in una storia tutta italiana.
C’è il Partito. In quegli anni la tensione sociale e politica era tale che le scelte s’imponevano
ai giovani drastiche, senza mezzi toni,
con la focosa certezza intrisa più di generosità romantica che non di razionalità dialettica.
Per Lucatello la scelta verso il partito
comunista fu spontanea, entusiasta, viscerale. A reggere la Federazione di Campo San Polo c’è il partigiano Andrea, il futuro on. Mario Lizzero, capo carismatico severo e intransigente ma del quale è facile nello sguardo scoprire la robustezza della mente. E c’è Gianquinto, l’entusiasmante sindaco rosso. Il giovane
pittore li ammira e li segue nei comizi affollati, nelle marce sul ponte con gli operai che scendono da Marghera. Ma c’è assieme
l’insofferenza caratteriale verso la logica
riduttiva del Partito, il protocollo spesso
assurdo, l’immaginazione imbrigliata
e costretta dalle tattiche rigide.

 

 


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