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Dura meno di un anno. Il progetto del grande
studio è appena completato quando nel
maggio del 76 scoppia il terremoto. Lo studio si sfascia anche
se i quadri si salvano in gran numero. La casa è lesionata,
si vive sotto una tenda, si passa un inverno da profughi a Grado.
È la paura, una sconvolgente paura che ti serpeggia inquieta
nel corpo e nella mente. Nel clima generale di disastro ancora una
volta Lucatello si sente defraudato.
Nellautunno dello stesso anno il Palazzo delle Prigioni, a Venezia,
riassume in una personaIe, organizzata dalla Galleria Ravagnan,
lesperienza ormai conclusa dello studio di Vendoglio.
Per molti mesi non può lavorare,
materialmente. Va in una pensioncina di Grado dove sono raccolte le
vecchie terremotate e le disegna cogliendone il tratto severo e rassegnato
insieme. È mia nonna, dicono convinti i friulani
al guardarle. Poi si vive a lungo in baracca a Tarcento. Un amico
gli offre di nuovo la possibilità di lavorare in un piccolo
appartamento di Brazzacco e lui reagisce e si ritrova una forza spavalda.
Dopo il trauma del terremoto la vita gli urge dentro e ritrova il
fascino dellavventura erotica: nei quadri che seguono natura
e sesso si confondono in un unico esaltante abbandono. Riafferma la
gioia di vita con una pittura impreziosita nei contrasti delicati,
felice nei mazzi di fiori ridenti di
poesia, nelle macchie scure del bosco
inondato di luce, e ancora nei soli rotondi e rossi, sospesi nel bianco
dellalba. Un altro amico gli dà uno studio a Treppo Grande,
dove ha un poco più spazio, ma non abbastanza per fare i quadri
grandi di cui sente il bisogno. Allora distende la tela per terra
e riesce a dipingerla tutta col vigore accumulato nelle grandi e forti
mani dartista. |
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