I soldi sono sempre pochi
I soldi sono sempre pochi
   
 

Lucatello ormai limita le sue mostre tra il Friuli e Venezia, per la quale continua a
ostentare insofferenza e distacco.
I soldi sono sempre pochi, e del resto quando ne ha li spende con sfrontata indifferenza. Di avere tanti figli è contento, anche quando i problemi si accumulano. Gode a vederseli attorno vocianti, soprattutto quando siedono ai pasti, o durante le feste che, miscredente,
insiste a osservare e, da buon veneziano, si sente un po’ patriarca. Porta in casa il suo carattere di artista che spesso rasenta
l’irrazionale, provoca risentimenti e baruffe improvvise, ma sempre mantiene quell’ondata di amore che gli recupera amore.


Sfrattato due volte, è un problema trovar casa con tanti figli, per due volte è costretto a
trasferirsi nei paesi vicini. Ma Lucatello ama troppo Tarcento e ci torna, e protestando si adatta a un ancor più modesto abitare.
Nel ’75 c’è un fatto importante: ottiene in affitto a Vendoglio, un paesino che respira tranquillo tra colline dolcissime, una scuola elementare fuori uso, di quelle squadrate costruite durante il ventennio, con i soffitti altissimi, per farne uno studio. Finalmente potrà spargere là sua pittura su grandi tele, come da sempre voleva. Riesce persino a disporre un enorme salone, con la moquette e poltrone di pelIe, quasi un lusso davvero, dove portare i quadri finiti e lui seduto orgoglioso a guardarli, sorseggiando trionfante il bicchiere di rosso, a discuterne con gli amici più cari.
Qui dipinge i grandi “ostacoli” che, intuiti negli steccati che in campagna abbondano, si sono poi precisati nelle barriere sociali e
psicologiche che frenano l’esigenza impetuosa del rifarsi umano. Dipinge anche, quasi oscuro presagio, una serie di volti stravolti di angoscia e da grida strozzate.

 


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