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Intanto infuria la polemica sul neorealismo.
Cera stato lincontro di Bologna tra gli artisti della
sinistra, i comunisti soprattutto. Lucatello aveva visto Pizzinato
partire astrattista e
tornare neorealista. La teoria è affascinante, e anche i risultati,
se non altro perché ognuno ci arriva da esperienze diverse.
Lucatello dipinge alcune tele di grande formato: il raccoglitore di
cetrioli, il contadino a riposo, lo scioperante. Va a trovare le mondine
nelle risaie del vercellese ma riesce a trovarsi a suo agio solo usando
il carboncino e ritraendone i volti giovani ed
esuberanti, vogliosi di vita, dove si tratta di conoscere, più
che lo sfruttamento, lestrazione campagnola, sana e piena del
divertimento di vivere. Accanto, ci sono i volti delle donne più
anziane, che da troppi anni hanno curvato la schiena fino a toccarsi
i piedi a mollo
nellacqua, durante le lunghe ore della raccolta. Quei visi rassegnati,
dove ogni tratto del volto ha capito di quel vecchissimo dramma che
anno dopo anno spegne la luminosità di una speranza primordiale.
Ma restano disegni. Nei pochi casi in cui li traduce sulla tela, perché
di traduzione si tratta, escono dei quadri bianchi e neri, dove il
segno è più aspro e non concede che lessenziale.
Partecipa a una spedizione in Polesine
organizzata dal Partito per gli artisti nella zona di Scardovari,
dove lalluvione ha sconvolto la vita dei poveri. Ne sarà
tanto turbato che
deciderà di tornarvi da solo: una ventina di giorni che costituiscono
una svolta decisiva.
Abita una stanza rudimentale, infestata di zanzare, ma dove cè
spazio abbastanza per dipingere. Una realtà non certo descrittiva:
paesaggi che diventano sempre più materici sotto cieli, in
contrasto, levigati, rossi o bianchi o gialli. Gira il Polesine nelle
corriere traballanti ed è in questo spazio dincontro
tra il fiume e il mare che nascono i suoi delta, le curve
insenature dove acqua e terra si
contrappongono: bianco e nero e grigio ma qualche volta addirittura
nero su nero. |
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