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Non cè più lo studio,
il più bello e grande della sua vita, sul quale aveva
riversato tante speranze; si sente ferito e demotivato, come
se da quellesperienza traumatica non dovesse più
ritornare alla pittura. La casa è lesionata e ha dovuto
trasferirsi con la famiglia a Grado, una delle località
dove più numerosi sono sfollati i friulani. Quando torna
dallIstituto dArte di Udine dove insegna, gira inquieto
il paese circondato da laguna e mare, finché gli capita
di entrare in un albergo dove sono raccolte insieme tante anziane
signore giunte dai luoghi sinistrati.
E allora ricomincia a disegnare. Sono trascorsi tanti anni dalla
grafica neorealista e Lucatello non è certo pittore che
si ripeta; sta vivendo, nel tempo e nella realtà, dimensioni
diverse ma irresistibile il ricordo torna al segno teso
e vibrante dei carbonai, delle donne alluvionate del Polesine,
delle mondine a quel senso di tragedia che sembra riconoscersi
nel richiamo alla sofferenza. Quando i friulani vedono quei
ritratti, esclamano convinti: È mia nonna! |
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