Dove sono gli
informali nostrani degli anni Cinquanta? Sembrano tutti volatilizzati.
Il valzer della moda li ha stornati verso lidi meno ingrati. Uno
dei redivivi è Albino Lucatello, anche se per lui il termine
informale può apparire improprio, trattandosi sempre (benedette
etichette) di un espressionismo materico, di fondo naturalistico.
Ora Lucatello, da non pochi anni trapiantato in Friuli, si presenta
alla galleria Venezia, in Piazza San Marco, con una
serie nutrita di opere quasi tutte recenti e recentissime. Indubbiamente
Lucatello è uno dei pochi che a suo tempo sè
salvato dal dilagante manierismo: e ciò soprattutto per la
sua aderenza ad una radice ancora paesistica. Chi non ricorda i
suoi paesaggi di esasperata evidenza, ridotti allessenziale?
Oppure certe impressioni spigliate di fronde, di vegetazione, di
cieli? Ora la matrice naturalistica è quasi scomparsa, sopraffatta
da un gusto più raffinato, di marca appunto informale. Il
colore si distende con effetti spesso scenografici (i neri sfumati
del vecchio Hartung) o ritmici (il colore spremuto sulla tela in
cadenzate movenze gestuali) mentre in altri quadri, che magari sono
i più riusciti, si scioglie in finezze sottili di tono. Il
giudizio può forse essere di perplessità, almeno per
i dipinti di impianto più crudelmente materico; ma il credito
allabilità e alla sensibilità dellartista
va oltre il dettato del gusto. |
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da Il Gazzettino,
12 marzo 1968
LUCATELLO
di Paolo Rizzi |