Di diverso
temperamento e di diverse esperienze artistiche è Albino
Lucatello, veneziano dorigine, friulano dadozione, ma
affermato in e fuori dItalia. Lespressione per Lucatello
è essenzialmente ricerca dei valori della materia. E ciò
si legge in tutte le opere esposte alla rassegna: opere che, tra
laltro, riescono a dare un profilo completo (molto più
completo di quanto non si fosse visto sinora) dellautore veneziano.
A Lucatello, insomma, il colore non interessa nelle sue possibilità
di resa cromatica, nelle sue gradazioni o velature, ma interessa
in quanto materia, in quanto capace cioè di consolidarsi,
di incrostarsi sulla tela o sulla tavola, costituendo un elemento
sul quale poter operare, o meglio ancora (poiché negli ultimi
anni gli interventi manuali sulla massa del colore sono quasi scomparsi)
con cui poter agire. Lucatello dunque si può definire essenzialmente
un materico, e se alcuni dei suoi quadri si discostano da quelli
più caratteristici, quelli cioè in cui lolio
si è agglomerato in lucidi e brillanti soli, e rimandano
a un altro tipo di pittura, più veloce e meno densa, la definizione
che di lui si può dare sostanzialmente non cambia. La componente
segnica, infatti, in Lucatello è essenzialmente apparente,
poiché anche quando la pennellata pare farsi rapida, quando
la crosta del colore si assottiglia, ci si accorge che quel tracciato
largo e veloce non è lelemento portante di qualche
altra cosa, non è lelemento che sostiene e denota qualche
altro elemento, ma è sempre e soltanto se stesso: quella
pennellata insomma non significa altro che lo spessore con cui è
stata tracciata, la brillantezza che il colore le conferisce, lo
stacco che assume sullo sfondo. Essa è insomma soltanto e
sempre colore: è materia.
Dalle pennellate isolate prima, girate poi verso la circonferenza,
ai soli ottenuti con lolio che esce direttamente dal tubetto,
il passo è breve: nellessenzialità delle ultime
composizioni Lucatello pare avere completamente trovato se stesso,
il gusto spontaneo e misurato di dipingere, il piacere di vedere
il colore addensarsi e rapprendersi, coagularsi e brillare: con
una lucentezza che non colpisce ma attira discretamente, spingendo
lo sguardo verso quei segreti che sanno quasi di terreno lunare.
La pittura di Lucatello non è certamente sbalorditiva: sereno
e misurato, il pittore, che ha capito se stesso e il proprio linguaggio,
non ha bisogno di declamare per raccontare il proprio gusto di dipingere
lamore per le impreviste imprevedibili concrezioni del colore
sulla tela (e non cè, in fondo, pittore veneziano che
possa non essere colorista), per dichiarare la propria bontà
che si legge tutta, come la sua adesione alla vita, nei grandi soli
bianchi, che splendono ridenti, senza abbagliare. |
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dal Messaggero Veneto,
martedì 1 settembre 1971
COLORE MATERIA DI LUCATELLO
di Gabriella Brussich |