Nero su bianco:
un nero fondo, oscuro come la notte, carico di dilatazioni psichiche,
di paure ancestrali. Così potrebbe essere interpretata la
mostra di Lucatello al Palazzo delle Prigioni. Ma cè
anche laspetto più propriamente formale: lingrandimento
del segno, pura presenza immanente, alla Franz Kline. La mostra
è sconcertante per la sua brutalità, anche se nella
seconda saletta le immagini dei volti hanno freschezza e ritmo brioso,
secondo una linea più gestuale che segnica. Ma Lucatello
è sempre lui: il ritmo resta inconfondibile. Questi quadri
discendono dai paesaggi grumosi di paste alte, violentemente
trasfigurati, con i quali simpose una ventina danni
fa. È il ritorno di un pittore autentico, anche se macerato
e duro, che reca in sé un fondo di amaro realismo. |
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da Il Gazzettino,
mercoledì, 4 agosto 1976
LUCATELLO
di Paolo Rizzi |