Rizzi, 1965
Rassegna stampa
   
Torna a esporre al Traghetto Albino Lucatello, dopo tre anni di assenza da Venezia. La sua pittura ondeggia ancora tra un impetuoso materismo e una sintesi naturalistica: ma mentre fino a qualche tempo fa la fusione pareva difficile, e prevaleva un gusto per la materia bruta diventata essa stessa paesaggio, ora certe crudezze hanno lasciato il posto a una resa felicemente panica dell’immagine.
Lucatello sente molto il valore della macchia, del gesto immediato, della stesura irruente, ma nel contempo cerca di captare gli umori profondi della natura. Ci sono dei quadri sul grigio, apparentemente figli dell'informale, che hanno già una dimensione e un’apertura spaziale; ed in altri l’intrico del verde, una fascia livida di cielo, qualche tocco di colore bastano a creare un illusione che non è fine a se stessa. La mostra appare, in verità, disuguale: c’è anche qualche abbozzo di figura (ma non era quella la strada di recupero del reale, come s’è ben accorto il pittore). Si ha talvolta l’impressione di tentativi a vuoto; e si ha anche, in nuce, la percezione di un artista che fa esplodere le sue immagini quasi a strappi, con un piglio un po’ rozzo ma deciso e sempre sincero. Quelle soddisfazioni che Lucatello non ha trovato negli anni dell’informale può trovarle ora: le merita.
  da “Il Gazzettino”,
28 settembre 1965

di Paolo Rizzi

 

 


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