Torna a esporre
al Traghetto Albino Lucatello, dopo tre anni di assenza da Venezia.
La sua pittura ondeggia ancora tra un impetuoso materismo e una
sintesi naturalistica: ma mentre fino a qualche tempo fa la fusione
pareva difficile, e prevaleva un gusto per la materia bruta diventata
essa stessa paesaggio, ora certe crudezze hanno lasciato il posto
a una resa felicemente panica dellimmagine.
Lucatello sente molto il valore della macchia, del gesto immediato,
della stesura irruente, ma nel contempo cerca di captare gli umori
profondi della natura. Ci sono dei quadri sul grigio, apparentemente
figli dell'informale, che hanno già una dimensione e unapertura
spaziale; ed in altri lintrico del verde, una fascia livida
di cielo, qualche tocco di colore bastano a creare un illusione
che non è fine a se stessa. La mostra appare, in verità,
disuguale: cè anche qualche abbozzo di figura (ma non
era quella la strada di recupero del reale, come sè
ben accorto il pittore). Si ha talvolta limpressione di tentativi
a vuoto; e si ha anche, in nuce, la percezione di un artista che
fa esplodere le sue immagini quasi a strappi, con un piglio un po
rozzo ma deciso e sempre sincero. Quelle soddisfazioni che Lucatello
non ha trovato negli anni dellinformale può trovarle
ora: le merita. |
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da Il Gazzettino,
28 settembre 1965
di Paolo Rizzi |